Di Augusto Sacchi
I piani di razionalizzazione, normati dall’articolo 16, commi 4, 5 e 6 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito dalla legge n. 111/11[1] (meglio nota come: la legge dei 5 uno!), nascono in tempi di “vacche magre”, quando già si profilava all’orizzonte una lunga stagione di mancati rinnovi dei CCNL, peraltro già annunciata nel medesimo articolo 16, comma 1, lettera b), del d.l. 98/2011. Stagione – decisamente estesa, come si è capito dopo – che si è conclusa, otto anni dopo, con la stipula del CCNL Funzioni locali del 21 maggio 2018.
Il senso dell’addensato provvedimento era il seguente: per lustri, non vi daremo nemmeno un penny bucato in più, con la contrattazione nazionale e aziendale, per cui, se proprio volete aumentare le risorse decentrate, andate a tagliare la spesa improduttiva. Insomma, come poi spiegò meglio il successivo governo “tecnico” Monti: armatevi di forbici affilate e fate Spending review. Non stiamo a sottolineare come le amministrazioni statali, in tempi di spending review, abbiano aumentato i volumi della loro spesa, mentre gli enti locali sono stati oggetto di undici anni di “manovre” in cui sono stati tagliati linearmente i trasferimenti statali.
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Publika Approfondimento 89 Rendicontazione piani razionalizzazione