La corresponsione di somme non dovute ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni, porta con sé timori che possono essere esaminati in relazione a distinti rapporti.
Una prima relazione riguarda il legame tra il soggetto che si è reso responsabile dell’indebita erogazione e l’organo di magistratura contabile; un altro e diverso rapporto è quello intercorrente tra il soggetto che ha compiuto l’azione di corresponsione indebita e il soggetto percettore della stessa. Nelle dinamiche che scaturiscono dalla fattispecie oggetto di esame, le azioni civili di recupero delle somme indebitamente corrisposte, si mostrano non soltanto come azioni che per unanime giurisprudenza sono per la Pubblica Amministrazione azioni il cui esercizio non è lasciato alla discrezionalità dell’ente in quanto esercizio di diritto soggettivo a contenuto patrimoniale, ma sono evidentemente anche la rappresentazione di un mettersi al riparo dal fuoco dall’azione di responsabilità amministrativo contabile, esercitabile dalla Corte dei Conti, nei confronti di coloro che si sono resi responsabili di un impoverimento del patrimonio pubblico. In questa sede ci occuperemo delle dinamiche che riguardano la relazione tra il soggetto che ha compiuto l’azione e il soggetto percettore della somma. Lo faremo attraverso la giurisprudenza più recente, osservando ciò che i giudici qualificano come indebito oggettivo e commentando le modalità attraverso le quali, gli stessi giudici, forniscono istruzioni operative circa il recupero delle somme.
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